mercoledì 21 agosto 2013

UNA PASSEGGIATA AL MEETING DI CL

Ieri, come tutti i suoi predecessori, il premier è stato al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, raduno di migliaia di cattolici di cui molti sanno poco e pochissimi sanno tutto. Chi ha fatto l’università si ricorderà di loro, della loro insistenza e di quanto vestissero male, di quanto caritatevolmente ti offrivano appunti, ripetizioni, materiale didattico in cambio della conversione. Con qualcuno ci riuscivano, noi per fortuna pensavamo solo a dove andare a bere e rimorchiare la sera. Poi anni fa, per lavoro, mi toccò andare a Rimini e di primo impatto mi incuriosirono e affascinarono un po’ di cose: i miglia di volontari che in nome di Gesù facevano i pizzaioli, gli spazzini, i camerieri, i portaborse, i tecnici, gli autisti, insomma manodopera da migliaia di euro aggratis. Mi sorprese (solo a me) quello sconosciuto (solo per me) e seguitissimo cantante che si cimentava in melodie baglionesche ma piene di “alleluja” e cose tipo “solo tu Gesù”, “Gesù sei tu” . Mi incuriosiva vedere gente che andava matta per stand dell’ENI o della Telecom e continuavo a chiedermi se davvero tutto l’ambaradam lo travassero una simpatica gita fuori porta o aspettassero la chiusura per poi prendersi delle sbronze da coma etilico per la giornata di merda passata. Ecco, tolto il primo momento di sana curiosità cominciarono a palesarsi davanti ai miei occhi degli strani indizi che man mano diventano le prove di un subdolo reato. Subdolo perché se ne fai parte o se ne leggi dai giornali non te ne accorgi e rischi di diventarne se non complice, compiacente. La fortunata volontaria a cui era stato affidato il compito di seguirmi in tutto e dico in tutto (attese fuori dal bagno, svuotamento vassoio pranzo, guida della vettura ecc.) mi spiegò che CL era la sua vita: sei depresso, hai problemi di droga, sei povero e non riesci a mantenerti agli studi? no problem, ti sistema CL da un ciellino, basta che poi vai tutti insieme a messa, fai tutti insieme le vacanze preghiera a Gerusalemme e pensi che don Giussani sia un santo. Mentre attraversiamo la mostra dedicata al povero popolo polacco che ha dovuto subire l’orrore del comunismo vedo entrare Formigoni accolto con cori e urla e non di insulti ma di vera gioia. Lui coloratissimo e sorrisatissimo passa tra la folla all’interno di padiglioni dove campeggiano sue foto stile martire mediorientale: saluta, bacia, tocca mani e va via, magari a salutare un attimo Dio. Un mare di gente, da tutta Italia che muove per noiosissimi incontri ma con relatori del calibro di primi ministri, ministri, sottosegretari, amministratori delegati, ex premier stranieri, scrittori, direttori di giornali e viandare. Applausi, folle, luci, telecamere e microfoni, tutto a spiattallare a tutti che ogni apparato pubblico e privato deve venire a mostrare quanto vuole bene a Comunione e Liberazione. Ognuno di loro dimostra il suo bene versando una quota di sponsorizzazione (migliaia di euro), costruendo lo stand e arrampicandosi sugli specchi per trovare un buon motivo per essere li che non sia “meglio esserci che averli contro”. Quando esci sei frastornato ma hai ben chiaro alcune cose: girano tanti soldi, gira tanto potere, capisci che in ogni isituzione, banca, azienda che conta c’è sempre qualcuno di CL, che come tutte le sette rassicurano e proteggono gli adepti per un fine che chiamano solidarietà, carità, aiuto, ma buttandoci sempre in mezzo Gesù, Dio, santi e madonne a seconda dell’occorrenza. CL, versione all’amatriciana dell’Opus Dei sa bene, come tanti dittatori, religioni e movimenti politici che gli insicuri, i poveri, i disperati e i deboli sperano sempre ci sia qualcuno pronto salvarli.

martedì 20 agosto 2013

LA GENERAZIONE SBAGLIATA

Sono in vacanza ed ho tempo per scrivere e allora butto li una mia personalissima teoria su una generazione che non ha saputo gestire il potere , che si è sentita onnipotente, immune dalla giustizia e dai giudizi, illusa e poco delusa, vittima e carnefice di se stessa. E’ la generazione di quelli nati a cavallo degli anni ’40 e ‘50, che hanno visto il proprio Paese uscire da una Guerra ed entrare nel boom, che erano giovanotti durante il ’68 e protagonisti negli ’80, sistemati nei posti di comando nei ’90 e oramai vecchi oggi. Una generazione nata incendiaria e ben presto diventata pompiere, una generazione che ha visto tanti soldi piovere da ogni dove (USA, URRS e sviluppo economico) e il conseguente potere che ne derivava, un potere che hanno gestito come un bambino in una cioccolateria: voraci, capricciosi, asservitori o asserviti e infine assuefatti. Onnipotenti, voltagabbana, corrotti e corruttori (anche moralmente), megalomani, astuti, furbi e molto intelligenti. Menti fini usate spesso per il fine sbagliato confondendo lo Stato con i propri interessi, l’ideale con il conto in banca, la morale con il mattone, la poltrona con la propria anima e con la dignità messa spesso all’asta al miglior acquirente E’ la generazione, per citare i più noti, di Berlusconi, Dalema, Cicchitto, Bondi, Rossella, Ferrara, Balducci, Verdini, Bisignani, Minzolini, Santoro, Santanchè, Travaglio, Bossi, Bertolaso, Marrazzo, Formigoni, Fazio (Antonio), Penati, Rutelli, Di Pietro, Ligresti, Gasparri. Ognuno di loro ha una storia che racconta di uomini, spesso con grandi intelligenze, che hanno avuto in un modo o nell’altro un pezzo di Paese, un potere che hanno usato per se stessi o per il capo di turno, spesso cambiando bandiera, spesso con tripli salti mortali sulla coerenza, spesso rinnegando o non ricordando. Una generazione che si è sentita onnipotente e ora comincia a pagare il conto dell’età e di una nuova generazione che ha la nausea di quel modo di vedere il mondo. Dopo quarant’anni alcuni se ne sono andati in carcere, a casa o a miglior vita, molti sono rimasti, spettatori increduli del declino della propria epoca: Lo spread, la disoccupazione, il debito pubblico, le condanne, le aziende che chiudono, l’iva che sale, gli imprenditori che si impiccano, i cerchi magici, l’IMU, i palazzi che crollano, i rifiuti per strada, i trans, le mignotte, le mazzette, le case in affitto pagate da altri, la rabbia e la disperazione di chi diventa povero. Un’epoca, quella attuale che li condanna in via definitiva e senza appello. Noi, i loro figli, non abbiamo bisogno che qualcuno ce lo descriva questo potere, ne sentiamo la puzza ogni giorno che entriamo alle Poste, all’Università, nelle Aziende in cui lavoriamo e in tutti quei posti in cui ognuno di loro ha un piccolo potere da esercitare. Se provate a leggere “l’uomo che sussurrava ai potenti”, “la casta” o “vaticano S.p.A” e non vi soffermate sulle nefandezze ma sul modo di gestire il potere sentirete subito questa puzza nauseabonda perché dopo tanti anni se ne è avuto abbastanza e se non sappiamo cosa fare, sicuramente sappiamo cosa non fare. Di ognuno dei personaggi sopra citati mi piacerebbe soffermarmi ore, ma preferisco parlare ad uso esemplificativo di qualcuno: Antonio di Pietro, non conosce l’italiano spazza via tutti i partiti del dopoguerra italiano. Diremmo ero se non fosse che lo ritroviamo qualche anno dopo in parlamento e poi ministro, senza un programma, senza una visione. Una sola ossessione: Silvio Berlusconi e Il populismo di quarta categoria che gli consente di avere tanti voti e di conseguenza tanti soldi pubblici che il leader dell”Italia dei valori” e dico dei “valori” usa in un modo che se avesse incontrato un Di Pietro sarebbe finito in carcere. La Gabanelli se ne accorge e finalmente ce ne liberiamo. Qualche settimana fa, su “il Corriere” definisce il suicidio di Raul Gardini un “coitus interruptus”. FINE. Poi c’è tutto l’allegro gruppo degli ex comunisti, giovani, combattenti e con grandi ideali, che vengono tutti folgorati sulla via di Arcore, da rivoluzionari a guardie scelte di palazzo: Giuliano Ferrara da comunista operaista a crociato antiabortista. Carlo Rossella, da comunista convinto ed inviato in Medio Oriente alla posta del cuore di “Chi” di cui consiglio lettura per chi ha problemi di autostima e vicepresidente di Medusa. Con lui Bondi, da sindaco comunista di Fivizzano a ministro della Cultura con il curriculum le sue tristi poesie. Francesco Rutelli: da pupillo di Pannella a delfino di Craxi di cui dirà nel momento del declino “voglio vederlo in galera a consumare il rancio” . Nel frattempo diventa “verde”, poi va con Mario Segni, poi con il PD e scompare con “Alleanza per l’Italia”, speriamo in Vaticano si ricordino della fedeltà dell’ultimo periodo. Ci fermiamo qui ok? Sono convinto che siamo li li. Li li perché si faccia spazio a persone e movimenti che la smettano di giocare sulle paure e sui “nervi scoperti” delle persone. Il Movimento 5stelle sta facendo quello che ha fatto Bossi vent’anni fa ne più ne meno. Gli altri giocano con il vaticano, con le lobby, giocano con gli aeroprlani sulle spiagge, urlano, gridano, spendono soldi, mostrano specchietti pensando che ci siano ancora molte allodole. Ma durante le grandi crisi le energie si rimettono in circolo e gli italiani in questo sono sempre stati bravi: intuito, creatività, operosità, imprenditorialità. Roba per persone serie che ancora ci invidiano